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Santo del giorno: 19 Ottobre - San Paolo della Croce

ANTEPRIMA "SEGNO"

SAN CHARBEL PARLA AL CUORE DI NAPOLI
di Lazzaro Maria Celli
Uscendo dalla vivacissima via Toledo, allo sguardo del turista si apre Piazza Trieste e Trento a cui fa seguito uno scorcio dell’ampio largo di Piazza del Plebiscito. Quasi nascosta da un telo per ponteggi, come per un velato pudore, c’è la chiesa di san Ferdinando di Palazzo. La scena sembra richiamare un messaggio: oltre la bellezza dei luoghi, cerca la bellezza della fede che non passa. Una bellezza sicuramente più nascosta ma profondamente incisiva poiché riempie l’anima. Varco la soglia dei gradini per entrare nel luogo sacro e trovo monsignor Pasquale Silvestri, don Lino per chi lo conosce da tempo, che mi fa accomodare nella rettoria. Mi accorgo di essere di fronte ad un uomo semplice e pratico. La storia del prodigio dell’olio del 24 luglio parte da lontano. Monsignor Silvestri precisa che fino a pochi mesi fa non conosceva affatto san Charbel; gliene parlò per la prima volta il suo collaboratore e assiduo frequentatore di Medjugorje, Leo. Gli disse che lì c’era una cappella dedicata al culto di san Charbel e aggiunse che era considerato il padre Pio del Libano. Si documentò in modo “piuttosto superficiale” sulla vita del santo, come lui stesso asserisce, ciononostante si sentì attratto da questa figura perché uomo di preghiera, umile, silenzioso. Incarnava un’ideale di santità molto vicino al suo, fatto di cose ordinarie, di doveri quotidiani, senza schiamazzi e sensazionalismi. Decise quindi di scrivere alla Curia Maronita per chiedere un quadro del santo e un po’ dell’olio di san Charbel. Quella dell’olio è una devozione che cominciò a diffondersi in Libano, la patria di san Charbel. L’origine è collegata ad un liquido che trasudava dal corpo del santo dopo la sepoltura, vale a dire dal 1898. In seguito, invalse l’uso di distribuire il resto dell’olio usato per illuminare il luogo dove erano deposte le sue spoglie mortali e poi la devozione si è estesa oltre i confini della Terra dei cedri.
IL PRODIGIO DELL’OLIO
La Curia Maronita tardava ad inviare quanto richiesto e Monsignore scaricò un’immagine da internet per farsi fare un quadro che poi ha esposto nella seconda cappella a destra rispetto all’ingresso della chiesa. “La notte stessa”, qui gli lasciamo la parola, “sognai san Charbel. Feci fatica a riconoscerlo poiché lo avevo visto raffigurato con il volto austero, mentre nel sogno aveva un sorriso largo, aveva un cappuccio più alzato, rispetto alle immagini che si vedono solitamente. Mi svegliai ricordando perfettamente il sogno. Devo precisare che sono poco avvezzo a queste cose straordinarie. Se viene da me qualcuno e mi dice di aver sognato..., di aver visto..., taglio sempre corto e rispondo che non sono un mago. Quando arrivai in chiesa raccontai tutto a Leo e dissi: ma guarda un po’ che stupidaggine di sogno. Poi mi sono ravveduto anche su questo e ho chiesto perdono per la mia poca sensibilità. Però decisi comunque di dedicargli una messa l’ultimo venerdì del mese. Intanto passa un po’ di tempo e arriva in chiesa una persona di nome Vito che mi dice di aver ricevuto da padre Elias, il precedente postulatore di san Charbel, una reliquia ex ossibus. Gli chiedo se può portarla in chiesa e lui acconsente. Avevamo notato che già dall’ultimo venerdì del mese di giugno arrivava molta gente per la messa di san Charbel. Giunge anche luglio e ci accorgiamo che il 24, il giorno prima dell’ultimo venerdì del mese, ricorre la memoria del santo. Decidiamo di anticipare la messa anche se di giovedì. Nei nove giorni precedenti abbiamo fatto una novena che ha guidato Leo. Qualche giorno prima del 24 luglio viene in chiesa un uomo di nome Fabiano che si presenta come un devoto di san Charbel. Suona l’organo e dichiara di aver composto un inno a san Charbel; disse che gli avrebbe fatto tanto piacere suonare durante la celebrazione. Io non avevo né organista, né organo che nel frattempo si era rotto, quindi accettai volentieri”. A questo punto è lecito pensare che “Qualcuno” stia alla regia della solenne celebrazione? Io, confesso, l’ho fatto!
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